Continuano le provocazioni tra Cina e Taiwan. Nei giorni scorsi, c’è stata una nuova incursione da parte di jet cinesi sopra l’isola di Taiwan.
Sono otto gli aerei da combattimento della Cina – dell’Esercito Popolare di Liberazione – che hanno violato lo spazio aereo di Difesa dell’isola, secondo quanto riferisce il Ministero della Difesa di Taipei, sei dei quali sono caccia J-16.

Il totale di aerei registrati è il più alto degli ultimi giorni. Sono 150 gli aerei che hanno sorvolato l’isola, su cui Pechino rivendica la sovranità, e che si dice pronta a riunificare alla Cina.
L’incursione è stata segnalata a breve distanza dall’incontro a margine del G20 di Roma tra Cina e Stati Uniti, dove la questione di Taiwan ha avuto un ruolo di primo piano: in poco meno di un’ora di colloqui, il capo della diplomazia Usa, Antony Bliken, ha avvertito il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, che gli Stati Uniti si oppongono alle azioni “unilaterali” della Cina sull’isola ed a qualsiasi cambiamento dello status quo nello Stretto di Taiwan, e sono “risoluti” nel mettere in grado l’isola di difendersi. Wang ha chiesto a Blinken di rispettare gli impegni presi e ha ribadito: Taiwan fa parte della Cina.

Il presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, al potere dal 2016, ha fatto della modernizzazione delle Forze armate una priorità, concentrandosi sull’uso di nuove armi mobili per rendere più costoso possibile qualsiasi attacco della Cina.
Tsai sostiene che la caduta di Taiwan in Cina provocherebbe conseguenze «catastrofiche» per la pace in Asia. Taiwan non cerca uno scontro militare, ha detto Tsai, «ma se la sua democrazia e il suo stile di vita sono minacciati, Taiwan farà tutto il necessario per difendersi».
Fonte in Evidenza: In20righe.it